Cos’e’ un Gruppo di Lettura?

Perché ritrovarsi per discutere sulle letture fatte? Dove ci si ritrova? Cosa di deve fare all’interno del Gruppo di Lettura?

Alcune considerazione relative ai Gruppi di Lettura:

1. La lettura non è un’attività sociale.
Non date retta a chi si ostina a sostenere il contrario. Un gruppo di lettura non fa letture di gruppo. Ciascuno si legge il libro scelto e poi, in un incontro a una data stabilita, si discute di quel libro. Si parla di ‘lettura condivisa’ per distinguerla, appunto, dalla lettura di gruppo. [cfr. Ferrieri, La lettura condivisa, Alberto Manguel, Una storia della lettura].
Parlare ad altre persone di un libro letto non sempre viene facile, naturale. Discutere di un libro, in modo pertinente e interessante, significa molto spesso aprire una finestra sulle proprie idee e i propri sentimenti.
2. Il gruppo di lettura deve avere confini permeabili.
In entrata, uscita, rientro, ri-uscita e così via. Un gruppo di lettura che rende difficile il transito si trasformerà presto in un ciarliero salotto; e in esso la conservazione del salotto stesso sarà più importante della qualità e varietà della discussione. Perché un salotto è diverso da un gruppo di lettura.
Più pericoloso ancora: un gruppo che non favorisce il transito in entrata e uscita, rischia di irrigidirsi, faticherà a rinnovarsi e soffrirà molto l’instabilità generata da ogni inevitabile abbandono.
3. Il gruppo di lettura ha bisogno di una casa.
O meglio di un luogo pubblico che faccia da casa. Certo, molti gruppi di lettura si riuniscono davvero nelle case private. Ma questa pratica, lo si intuisce, lo spingerà presto a diventare il citato ‘salotto’. L’esperienza ha fino a oggi indicato che le biblioteche pubbliche sono il luogo ideale per fare da casa a un gruppo di lettura. È il luogo più aperto, e capace di favorire il ‘transito’).
4. La discussione di ciascun libro in un gruppo di lettura, funziona meglio se guidata da un moderatore, in alcuni gruppi chiamato ‘maestro di gioco’. È importante che il moderatore cambi per ogni libro discusso. Un buon metodo è affidare di volta in volta il ruolo alla persona che più ha a cuore il libro scelto.
5. Serve anche qualcuno che faccia da collante fra le persone e fra una riunione e l’altra. Comunica a tutti data e ora delle riunioni; comunica il libro scelto a chi non ha partecipato all’ultima riunione; si fa venire qualche idea per pubblicizzare il gruppo e favorire il “transito” in ingresso (mansione solitamente svolta dalla bibliotecaria).
6. La scelta del libro è un fattore decisivo: ve ne accorgerete quando avrete mandato a monte tutto con scelte “medie”, fatte per non scontentare nessuno, o scelte superficiali. È un’affermazione banale, d’accordo. Eppure, quando il gruppo di lettura si consolida, dopo un po’ di libri e le relative riunioni di discussione, la scelta può diventare quasi una routine; e in questo modo viene sottovalutato l’impatto che questa scelta avrà sull’intensità di partecipazione alla condivisione della lettura.
Libri scelti dopo discussioni intense sono indicatori significativi della salute del gruppo di lettura. Libri scelti quasi senza pensarci dovrebbero essere un segnale d’allarme sulla salute del gruppo.
7. Non è necessario fissare regole per la condotta della discussione.
Di solito il gruppo si autoregola. Trova equilibri che si ridefiniscono ogni volta, anche dipendenti dal moderatore, dal numero di partecipanti alla discussione, dal libro discusso. Un gruppo autoregolato riesce anche ad ammortizzare il potenziale di rovina generato da elementi di disturbo, per esempio il narcisismo di qualche partecipante.
8. Chi partecipa a un gruppo di lettura non fa critica letteraria; non sostituisce i critici di professione. Ovviamente non si può impedire a un lettore di provare a fare il “critico”. Ma un ‘vorrei essere un critico’ tende ad appensantire la discussione e a creare malintesi e diffidenze. Viene visto come “uno che sale in cattedra”. La discussione funziona meglio se i lettori/partecipanti esprimono al massimo l’esperienza soggettiva di lettura di quel libro, senza le pretese di oggettività nel giudizio estetico che segnano ogni ‘vorrei essere un critico’.

3 Comments on Cos’e’ un Gruppo di Lettura?

  1. Un “ottalogo” molto interessante e utile, che permette di rileggere dinamiche inconsce, per capire di più l’attività del gruppo e, soprattutto, del singolo (e di se stessi) nel gruppo. Belle tutte le parti che esaltano il carattere d’apertura e di mobilità; aspetti che forse si potrebbero, con delicatezza, incrementare, superando il passaparola; ma siamo già tanti, ci sarà pure una soglia che è consigliabile non superare. Giusto il richiamo al moderatore/organizzatore: ne approfitto per tributare un calorosissimo omaggio alla persona che svolge queste funzioni nel nostro gruppo (ma dal momento che le regole sono pubblicate anonime, sento il dovere di non nominarla). Fondamentale la questione della scelta dei libri. Qui si può fare autocritica: io per primo, che nella mia ignoranza, non conosco tanti degli autori che leggiamo, ma anche il gruppo, che forse non s’impegna particolarmente nella scelta. E’ chiaro che per scegliere occorrono criteri, e conoscenza; perché non utilizzare quella di chi il libro lo ha già letto? Penso a fasi di “presentazione”, anche ben preparate, come una prefazione a voce, a letture preliminari di parti, a “tesine” introduttive, ecc., insomma una specie di concorso per fare “vincere” la lettura consigliata. Toglierà spontaneità al gruppo? Certo occorre organizzazione e fluidità, tanto lavoro in più per il coordinatore! Simpatica la nota sui possibili narcisismi (modestamente, mi tocca). Va misurata, però, perché, mentre una quota del rapporto interpersonale che regola il gruppo è determinata dalla curiosità e dalla voglia sentire le opinioni degli altri, un’altra è basata sul desiderio di manifestare il proprio pensiero, un esibizionismo più che buono, finchè aperto al confronto. Il giudizio lapidario sul critico, lo contesto. Credo che ogni strumento sia opportuno per una maggior comprensione del testo. Se l’emozione è una delle esperienze fondamentali della lettura, non basta scambiarla, occorre capirla, confrontandola con la “strumentazione”, le modalità della scrittura; d’altronde, ogni lettore è un possibile scrittore, anche quando non vuole. Questa regola mi sembra veramente anomala, rigida, a prescindere dai rischi che si possono correre (che poi van bene anche quelli, coordinatore sovrintendendo).

    Un botta e risposta online, ma forse dovrebbe svolgersi anche fuori rete, ho l’impressione che il network non sia così frequentato (magari potrebbe essere utile un check, che Stesam saprà impostare egregiamente).

  2. Note all’articolo.
    L’articolo è di origine misteriosa… nel senso che io sono l’autore del solo copia/incolla copiato da internet.
    L’ho inserito perché mi piaceva.
    Ringrazio Otto per il primo costruttivo commento.

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