“L’autunno del patriarca” – GDL 104°

di Gabriel Garcia Marquez

17 febbraio 2015

Diciotto i lettori della biblioteca che ieri sera si sono incontrati per confrontarsi sulla lettura del romanzo “L’autunno del patriarca” del celeberrimo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez , pubblicato nel 1975 e solamente otto i lettori che ne hanno terminato la lettura.
È con rammarico che molti (ormai attempati signori e signore) hanno ricordato il loro amore per Marquez, quello di cent’anni di solitudine o di “cronaca di una morte annunciata”.copertina L’autunno del patriarca
Dopo l’enorme successo di cent’anni di solitudine, che è la sua opera precedente, l’autore si è permesso di sperimentare una nuova scrittura narrativa e saltano le regole grammaticali, non c’è punteggiatura (nella totalità dei lettori questa assenza è stata causa di sofferenza e impedimento a procedere…) non c’è un tempo lineare con eventuali ritorni e avanzamenti, ma c’è il tempo tuttotondo del momento, visto e raccontato da una miriade di osservatori che contemporaneamente raccontano.
Non c’è una unica voce narrativa, ma , al bisogno, improvvisamente, un personaggio prende la parola e da oggetto descritto diventa soggetto narratore.
È naturale che una tale lettura richieda un alto grado di concentrazione, o un alto grado di surrender, arrendevolezza…
Non è certamente un prodotto letterario di veloce o facile consumo….
Il lettore è stato, apparentemente ma concretamente, “respinto”?
Certamente il fattore “tempo disponibile” per la lettura ha inciso sulla volontà di continuare o meno..

Gabriel Garcia Marquez
Gabriel Garcia Marquez

Un’altra domanda è sorta: perché abbiamo amato Marquez?
Era la nostra freschezza mentale?
O è oggettivo che l’autore si sia reso “incommestibile”?, inavvicinabile?
O è sempre il tempo, o la moda, o più genericamente la cultura attuale che ha influito sulla nostra capacità e volontà e sui tempi da dedicare alla fruizione delle opere?
Riusciremmo ancora a vedere, con gusto, film di quegli anni? caricati fino all’inverosimile di significati spesso oscuri, o, piuttosto, correremmo fuori dalle sale respirando aria fresca?
Le opere si sono leggerizzate, alleggerite o altrimenti rifutate
probabilmente senza danneggiare i messaggi.


Il prossimo incontro del gruppo di lettura in biblioteca è previsto per Martedì 17 marzo 2015 ore 20,45 e ci confronteremo sulla lettura di Casino totale del francese, anzi marsigliese Jean Claude Izzo.


Chi fosse interessato può chiedere in biblioteca o telefonare allo 051940064 o scrivere a
[email protected]

One Comment on “L’autunno del patriarca” – GDL 104°

  1. 1. Voto: 7 ½
    2. Scrittura: forse è l’elemento chiave di tutto il romanzo, un colpo di genio, pur essendo molto, ma molto impegnativa, a tratti difficile. La mancanza di punti e del discorso diretto ti costringe a leggere le frasi più volte. Ho avuto qualche difficoltà nel capire bene la successione degli eventi temporali, ma una vera e propria logica temporale. Ho trovato anche complicato capire in alcuni frasi chi fosse il soggetto narrante; nella stessa frase inizia con la prima persona singolare e poi finisce con la terza!
    3. Racconto:
    • Dal mio punto di vista, è un racconto nel quale prevale molto la scrittura, tuttavia rappresenta un fortissimo atto di accusa verso le dittature, coperte ed aiutate da tutti, “il generale che gioca a domino con altri dittatori”, “i quali di prima mattina si presentano in uniforme di parata infilata a rovescio sul pigiama, con un baule di denaro saccheggiato dal tesoro pubblico” . Libro sprezzante del potere e di chi lo detiene.
    • Libro Anticlericale: in un punto si legge: “si arricchiscono sempre il clero, i gringos ed i ricchi, se un giorno la merda dovesse diventare oro, i poveri li farebbero nascere senza il culo”. “mettere un freno all’infiltrazione del clero nelle faccende dello stato mettere un freno all’infiltrazione del clero nelle faccende dello stato”.
    • La descrizione del patriarca raggiunge tratti ridicoli, la farsa del testicolo ernioso, è un ignorante, fa sesso con chiunque e sempre pensando alla madre Bendicion Alvarado, un mammone senza ritegno, “piuttosto morto che sposato”. Una madre talmente adorata da volerla fare santa, con diverse traversie. Il patriarca ha dei poteri occulti “che mi battezzi il bambino per vedere se gli passa la diarrea perché dicevano che la mia imposizione aveva virtù astringenti più efficaci della banana verde”.

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