Notizie dal gruppo di lettura GDL (61°)

Lo spazio bianco” 

di Valeria Parrella

13 settembre 2011
Per il sessantunesimo incontro il Gruppo di Lettura della biblioteca si è cimentato con la lettura di un libro al femminile: “Lo spazio bianco” della scrittrice napoletana Valeria Parrella che affronta il tema della nascita prematura della piccola Irene, raccontata dalla madre

Copertina libro
La copertina

Maria, la protagonista e dove il cuore del romanzo palpiterà sempre attorno all’ospedale e al suo ventre medico, l’incubatrice.
Inaspettatamente la maggioranza femminile del GDL non ha gradito il romanzo che è stato giudicato: non credibile, superficiale…e queste a grandi linee le argomentazioni: la narrazione è caratterizzata da pennellate sfuggenti che non affrontano mai veramente un argomento; non plausibile la distanza, o “freddezza sentimentale” che la neo-mamma dimostra nei confronti della figlioletta, ancora non credibile e troppo romantico l’assortimento degli alunni della scuola serale e Napoli, la città in cui è ambientata la storia, è solamente nominata, ma non la si sente, non la si vede… insomma… un romanzo abborracciato, superficiale.

A favore del romanzo altre lettrici e quasi la totalità delle voci maschili del gruppo di lettura che debolmente, vista la loro dichiarata inadeguatezza nel parlare di maternità, hanno difeso la scelta dell’autrice di raccontare di una giovane donna di oggi, con una idea di maternità e della vita che non è più quella tramandata dalle proprie madri, ma quella di donne che hanno voluto ricominciare a scrivere la loro storia da zero. Per rappresentare lo sbandamento della protagonista ecco un affastellarsi di pensieri che galleggiano in una bolla di attesa, dentro una stanza di ospedale, sopra una culla termica, dove ogni respiro indotto è un momento di vita ancora credibile.
È la confusione di chi non sa immaginare un futuro… insieme alla bambina? senza la bambina? In ogni caso non sarà mai più come prima.
Ci sono molti “non detti” silenzi, vuoti, così come la protagonista dirà ad un suo allievo proprio nella pagina conclusiva:
-professoressa vorrei andare avanti
-mettici un futuro
-no, voglio metterci un presente, vengo da un presente che è finito mo’….
e devo scrivere altre due pagine, al presente, che è un presente nuovo.

foto Valeria Parrella
La giovane autrice Valeria Parrella

-Mettici uno spazio bianco e mettici quello che vuoi.

Per il prossimo incontro, che si terrà il 18 ottobre 2011, abbiamo scelto ancora una volta, un autore italiano: Fabio Geda con “Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani” del 2007.
Chi fosse interessato può chiedere in biblioteca o telefonare allo 051940064 o scrivere a [email protected]

Auguro buone letture a tutti

2 Comments on Notizie dal gruppo di lettura GDL (61°)

  1. da un anonimo lettore :

    …..le note “femminili” che hai riportato mi danno molto da pensare, però sarei stato dalla parte .. degli uomini
    in termini letterari vedo un valore metaforico, al di là (ma guarda un po’) della storia
    da questo punto di vista il racconto è completo
    i vuoti, le sospensioni, sono narrazione anch’essi
    i momenti di passaggio importanti nella vita, non sono forse una pagina bianca (o nera?) 
    lì dobbiamo riscrivere tutto da capo 

  2. 1. Voto: 7 +
    2. Scrittura: a tratti sarcastica, non sempre fluida, a volte le frasi non sono subito comprensibili alla prima lettura; tutto sommato leggibile. Mi ha coinvolta, ma non fino in fondo, manca l’aspetto sentimentale, forse volutamente, non capisce bene neanche Maria i veri sentimenti nei confronti della figlia, non sente la mancanza neanche la vicinanza di quel povero corpicino.
    3. Racconto: molto duro ed amaro, a tratti sembra un film del neorealismo italiano, trasuda durezza e serietà. Tre filoni di analisi che mi sono sembrati tre distinti mondi in cui vive Maria:
    • La malattia della figlia e tutto ciò che gira attorno all’ospedale: le madri, il dottore, le infermiere;
    • La scuola serale: che denota la grande dignità di persone di umili origini che vogliono studiare, mi riconferma quanto sia essenziale la scuola, ma soprattutto le persone che la frequentano;
    • L’infanzia di Maria: questa famiglia forte, con un padre comunista, idealista, che lascia il comunismo stracciando la tessera e piange, scena bellissima, l’ideale che non c’è più (pag. 54) e una madre “suora in borghese” (pag. 88).
    4. Alcuni tratti del libro che mi hanno fatto:
    Sorridere
    • La bimba è sotto la lampada (dell’incubatrice): Fabrizio dice a Maria di farsi forza che dopo “ce la riportiamo a casa, tutta abbronzata come Donatella Versace” (pag. 24).
    • Napoli: in sottofondo c’è questa “strana” città, si sente e non si sente la sua presenza in tutto il libro, viene però accennata una sua strada, una sua caratteristica, viene quasi paragonata alla città del Nord per eccellenza Torino, dove sono immigrati gli zii e dove ogni tanto va anche Maria. Fabrizio abitava nei quartieri Spagnoli dove “quando pioveva le fognature saltavano e la mamma di Fabrizio infilava la carta dentro le scarpe e diceva: Io non capisco la differenza c’è tra mo e quando le fognature non c’erano proprio” (pag. 31). Dopo quando va da Luisa a Ponticelli le chiede un punto di riferimento e lei dice: “La piazza dove succedono tutte le sparatorie ….” (pag. 65-66).
    • Le infermiere immerse nella lettura di Chi, del nuovo fidanzato di Simona Ventura (pag. 39).
    Rattristare/Pensare
    • Il padre di Irene: definito da Maria come: “non era stato un grande amore, era solo stato distratto” (pag. 16) e poi a pag. 54 “ma la Legge recitava solo i legittimi genitori, e l’unico altro essere sulla faccia della terra che avrebbe potuto fare a metà con me questa fatica non aveva tra i suoi libri o i suoi cromosomi Il principio responsabilità”. Quindi un uomo da poco!
    • Poca fiducia nei confronti dei medici: non hanno mai niente da dire, si attaccano alla speranza anche loro che sono dei luminari! “Vivere alla giornata e sperare nel futuro“ (pag. 47). E allora noi che non ci capiamo niente? E poi a pag. 10, la zia della ragazza accoltellata, aveva alzato la testa dallo yacht di Briatore e aveva detto: Quelli sono i medici ….. Come a dire poveretti, non sono né meglio né peggio dei colombi. Rassegnazione!
    • “Tutto sommato abbiamo avuto un culo enorme” – dice la mamma dei gemelli – “Eh, le altre mamme si sono dovute accontentare dell’ecografia: noi stiamo vedendo tutto dal vivo” (pag. 29).
    • Il concetto di provincia: completamente diverso dal mio, per lei è una costrizione, un dramma, “La provincia tutta, ai miei occhi, era la lente d’ingrandimento di questa parodia: il danno della famiglia fattosi paese” (pag. 37).
    • La scena della morte dei bambini portati via con una culla di plexiglass opaca, aperta; una nuvoletta su quattro spariva; il caffè che ci era stato offerto il pomeriggio prima non avrebbe potuto essere mai più ricambiato; il monitor che cominciava a lamentarsi senza sosta (pag. 44).

Rispondi a Sara Benfenati Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*