Notizie dal gruppo di lettura GDL (65°)

Nerino Rossi

“La neve nel bicchiere”

17 gennaio 2012

Il libro letto dai componenti era del nostro conterraneo Nerino Rossi “La neve nel bicchiere”
Molti hanno faticato nel leggerlo trovandolo poco stimolante nonostante trattasse di “storia nostra” anzi delle nostre
foto copertina
La copertina.
radici agresti legate, e non solo in senso metaforico, alla terra.
Come è stato sottolineato in un intervento di un nuovo partecipante, è importante ricordare e delimitare storicamente il libro al momento della sua pubblicazione. il 1977.
Quanto è cambiata da allora la nostra percezione della narrazione? Quanto si è salvato da quegli anni di grandi ideologie, quanto rimane ora della necessità, assolutamente presente e costante in ogni opera di quel periodo, di rendere sempre conto alla politica e alla storia sociale? Quanto resisteremmo ora nel visionare la filmografia di quegli anni?
Tutto era permeato da una costante necessità di scomporre, di analizzare, a volte anche pedissequamente, la storia, le storie, anche quelle che ora definiremmo di un ambito più privato o intimo, sotto la bandiera del “privato è pubblico e il pubblico è privato”.
Penso che la percezione del lettore di oggi tenda a imbizzarrirsi di fronte alla necessità didascalica di quegli anni, di quegli autori, di quei tempi…
foto Nerino Rossi
Nerino Rossi
A mio avviso oggi il lettore aspetta di essere condotto in luoghi, conosciuti o meno, tra personaggi, in cui identificarsi o meno, ma che possa cogliere un’allusione a lui riconducibile, forse un accenno, perché no, poetico e con questi mezzi labili e non dichiarati, lavorare di connessioni e risonanze riconducibili alla nostra umanità universalmente unita e dispersa.
Calato in questo cambio generazionale del piacere della lettura, rimane la testimonianza di una storia, quella dell’autore Nerino Rossi, che poi è quella delle nostre famiglie, è una delle nostre ultime origini nella catena della storia delle genti italiche/padane/emiliano-romagnole.

Per il prossimo incontro che si terrà martedì 21 febbraio e in occasione del nostro 6° compleanno, leggeremo Il giocatore di Fedor Dostoevskij pubblicato nel 1866.

foto locandinaFilm1

One Comment on Notizie dal gruppo di lettura GDL (65°)

  1. 1. Voto: 8 1/2
    2. Scrittura: fluida, si legge bene. L’ho letto attraverso una voce con accento emiliano-romagnolo. Tuttavia ho fatto fatica a leggerlo, soprattutto all’inizio.
    3. Racconto: All’inizio non segue un filo logico temporale molto netto. Inserisce tanti personaggi e le loro storie, molto ben strutturate come descrizioni, ma non particolarmente “guidate”. A volte le storie si sovrappongono e mi sono persa nella lettura. Non capivo bene a chi si stesse riferendo in quel preciso momento.
    Credo che il racconto si dipani su due piani:
    I -Venanzio con il suo ideale di rivoluzione e di ascesa sociale per un miglioramento individuale;
    II -Il narratore, del quale non viene mai citato il nome, che va alla scoperta della vita, dell’amore e della città di Bologna attraverso un periodo storico difficile come la guerra.
    Lait motiv: la rivoluzione legata alla terra e viceversa => il valore della terra per il contadino: “ci insegnarono che la nostra migliore amica era la terra che, quindi, soprattutto con la terra dovevamo fare amicizia” fino ad arrivare alla partecipazione della terra al momento finale del contadino-partigiano che muore nella sua “rivoluzione” sempre attorniato dalla terra “E ricordo che ogni morto era sempre così sporco di terra”.
    Mi è piaciuta molto la parte in cui viene descritto l’arrivo del Re e della Regina Margherita a Bologna, con il particolare sul Nettuno visto da tergo. “La storia era tutta imperniata su due grandi risorse dell’amabilissima Bologna: il dono dell’ospitalità e il gusto della beffa.”… “la leggendaria galanteria dei bolognesi”.
    • Personaggi:
    • Mariena: la mia preferita, innamorata del suo uomo come solo le donne di quell’epoca sapevano esserlo. Non era amore, ma era bene. Non aveva mai visto il mare come mia nonna. Bellissima la descrizione del “viaggio di nozze” in terre lontane … verso Castel San Pietro Terme.
    • Venanzio:
    o l’uomo con tutti i suoi sogni, il più importante crescere nella scala sociale per il benessere dell’individuo e della famiglia.
    o Precursore dei tempi è già un convinto repubblicano “e fanno giusto cinquant’anni che c’è il re. Ma i miei figli saranno repubblicani, con o senza repubblica.”
    o Si iscrive al sindacato e parlando con l’arciprete dice: “Vado con loro perché divento operaio e perché la politica mi riempie più della polenta“ … come ai nostri tempi!!
    o Bello il suo concetto di rivoluzioe: “un brivido”.
    o Simpatica ed idealista il suo tentativo di tradimento con la padrona Isotta, quando quest’ultima cerca di pulire la stalla da sola alla mattina presto durante lo sciopero. Non è un tradimento, è “una straordinaria occasione per una rivincita di classe in piena regola.”
    o Punto di forza nella vita: la scuola. I contadini che non avevano studiato, per mancanza di mezzi e non per incapacità, hanno sempre avuto come obiettivo poter far studiare i propri figli, per poter dare loro l’occasione di capire il dottore, il podestà. Non tanto quindi per darsi un tono, come adesso, ma per utilità, per fini pratici.
    • Don Angelo: un mix tra Don Camillo e Peppone, fantastico! Come contraltare ha Don Benigno. E’ un prete rivoluzionario che capisce la forza dell’unione tra le genti.
    • Priamo: lo paragono a Metello. “Bisogna demolire i miti e le persone che potrebbero impedirlo: i padroni, i preti che ai padroni reggono il sacco, le autorità senza distinzione. … Comunque ricordate: la religione addormenta, e l’innocenza fa minchioni.”
    • Medea: sembra un personaggio minore, ma c’è sempre fino alla fine. La fanno scema, ma capisce eccome. “In politica gli uomini si comportano come in amore: si pentono più presto che in chiesa”. Una sua veste rossa viene ridotta in pezzi e messa in cima a delle pertiche, come bandiera … (mi ricorda uno sketch di Crozza).
    • Eneo: come ribadito nel libro con la o finale e non la a, visto che è un uomo. Un saggio utopico, parlando con Venanzio spiega il suo concetto di rivoluzione e cosa serve per farla. Dice: “la delusione è la forza dei poveri … è l’errore più grande: mettere insieme la rivoluzione di domani con la rabbia di oggi … avete visto i figli dei signori? Sempre così sicuri … perché nelle vene hanno il sangue senza rabbia dei signori.” Venanzio: “ Eppure, la rabbia per la rivoluzione ci vuole”. Eneo: “ I signori sanno che la rivoluzione non si fa con la rabbia … Si fa con la poesia. E’ la poesia che ci lava, che ci purifica il sangue, che ci fa come i signori. … Le donne servono alla rivoluzione: per fare la rivoluzione bisognerà mettere al mondo almeno un’altra generazione: quella senza più rabbia addosso.”
    • Il grande ideale della Patria: “ Forse perché difendere la patria voleva anche dire stare insieme, avere tutti, poveretti e signori, la stessa faccia sporca”. Sarebbe bello che fosse così anche oggi, ad esempio nel pagare le tasse!
    • Bovarino: entrato nel racconto solo verso la fine, è simpatico, anche se forse un po’ invidio setto. Parlando di Dino Grandi dice: “Che intelligenza può mai avere il figlio di un fabbro. … E precisava: il ricco non ama mai il povero, il povero non ama più il povero ch’è diventato ricco”. E’vero, tanto che li chiamiamo arricchiti!

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