Notizie dal gruppo di lettura GDL (67°)

Haruki Murakami

Nel segno della pecora

27 marzo 2012

copertina libro
Copertina

Si è tenuto ieri sera in biblioteca il 67° incontro del gruppo di lettura della biblioteca, i 23 lettori presenti hanno parlato del libro letto: “Nel segno della pecora” dell’autore giapponese Haruki Murakami. Il romanzo scritto nel 1982 dall’autore poco più che trentenne fu tradotto in lingua inglese e poi italiana solo 10 anni dopo. Einaudi , dopo 18 anni, nel 2010, ne ha curato una nuova edizione, questa volta tradotta direttamente dal giapponese. Chi ha potuto confrontare le due versioni le ha trovate profondamente diverse tra loro, la seconda usa un linguaggio molto poetico che aggiunge dell’ineffabile a un testo che era già molto “inafferrabile”. Attualmente la versione dall’inglese è di rara reperibilità…e come spesso accade, ci ha fatto ragionare sul “fattore traduzione” da cui purtroppo non possiamo sottrarci…
Questa opera di Murakami ha scisso il gruppo a metà tra sostenitori/sostenitrici, e detrattori/detrattrici.
A chi è piaciuto, il romanzo, è piaciuto così com’è, senza chiedersi del perché, è stata una magica cattura, un rapimento, un incantamento, che ha attirato il lettore in un mondo onirico/surreale/quotidiano; i mondi e i livelli si intrecciano per chi ha levato l’ancora , per chi ha lasciato gli ormeggi e ha seguito, così, lasciandosi trasportare e vibrando in una risonanza di assurdità oniriche e ha potuto godere del viaggio, senza analizzare, così come i sogni avventurosi, che a volte ci capitano e che ci lasciano, durante la giornata, il gusto di un’avventura , tutta nostra, privata e eroica, che non si può condividere con altri…e che ci toglie un po’ della quotidianità..
L’altra metà dei lettori non è stata rapita. Non ha condiviso il sogno e guarda, si chiede dove volesse parare l’autore, si chiede perché, quale il senso…
Infatti non c’è logica, i personaggi entrano in scena e scompaiono, i fantasmi e le apparizioni sono Kitsch, esagerate. Perché scrivere una storia così, si sono chiesti alcuni, e hanno lanciato un appello di aiuto per comprendere, svelare messaggi nascosti, aiuto per una chiave di lettura.
Altri lettori non hanno trovato il Giappone, lo avrebbero gradito, ma l’allora  giovane autore non ne ha intenzione, i riferimenti citati provengono dalla cultura occidentale. Avrebbero gradito il topos, lo stereotipo, insomma un po’ di esotismo, ma nulla…Non c’è.
Ma allora il Giappone? l’oriente?  proprio non c’è? O non è forse l’assurdo stesso e la sua normale possibilità che sono l’Oriente e la sua Cultura con religioni altre che comprendono evoluzioni e trasformazioni (come i Pokemon?)..e tante altre possibilità…

foto HarukiMurakami
Haruki Murakami

Questo romanzo, che è il terzo e ultimo di una saga non tradotta, è senz’altro un’opera degli esordi dell’autore e possiamo percepirne le ingenuità e gli scivoloni di stile, ma  troviamo anche già presenti alcuni dei suoi temi ricorrenti che nel tempo saprà esprimere sempre con maggiore pienezza e maturità: il viaggio come ricerca e crescita, il gatto animale di grande potere e amato e perché no…, anche un ottimismo malcelato…

Il prossimo incontro del Gruppo di lettura è previsto per martedì 17 marzo ore 20.45 in biblioteca.
Il libro che leggeremo “Sostiene Pereira”..è un omaggio a Antonio Tabucchi
Chi fosse interessato può chiedere in biblioteca o telefonare allo 051940064 o scrivere a [email protected]

4 Comments on Notizie dal gruppo di lettura GDL (67°)

  1. Quando cerco di carpire la ‘cifra’ di Murakami c’è sempre qualcosa che non riesco a definire. Da qualche parte, in questo libro, lui ha scritto qualcosa a proposito di una atmosfera ‘densa e rarefatta nello stesso tempo’ (non sono riuscita a ritrovare la frase): ecco forse questo è quello che più si avvicina per me alla sua cifra. E’ passato del tempo da quando ho letto un suo libro, ne ho letti alcuni e ho fatto l’errore di leggerli uno di seguito all’altro così ora li confondo un poco.
    In tutti comunque trovo che i personaggi siano circondati da una solitudine che ha una qualità altra rispetto alla letteratura occidentale, è – come dire – un dato di realtà, imprenscindbile dal loro essere/esistere.
    Qui i personaggi sono davvero splendidi, tutti, e in tutto il libro c’è una… non so come definirla… ironia assurda? (l’autista che telefona a Dio; la confusione che prende un’altra forma:la giraffa ha messo  il cappello dell’orso, l’orso ha  messo la sciarpa della zebra; l’universo vermicolare…) e nello stesso tempo un linguaggio altamente poetico (‘raggi obliqui di sole mi illuminavano il palmo delle mani: le avvicinai adagio al suo viso fingendo di posarle la luce sulle guance’).
    Il sentire permea tutto il libro, ma  è un sentire “descritto”, decantato dalle impurità….
    In corriera (perché sono a tutti gli effetti una donna in corriera!) leggevo, mettevo il segno e prendevo appunti sul moleskine, frasi che mi hanno colpit. Il libro era tutto pieno di segni, e questo accade quando la scrittura mi tocca nel profondo.
    E poi non so che dire altro, anzi sono proprio in attesa di quello che dirà il gruppo, perchè chissà se con il vostro aiuto riuscirò ad ‘afferrarlo’ meglio, questo scrittore maratoneta

    Tatiana

  2. Tutto essendo metafora (Murakami, Kafka sulla spiaggia, pag 220), non mi preoccuperei del fatto in sè, quanto piuttosto di ciò che rappresenta (significa?). Nella lettura invece, anche se la simbologia ci trasporta in dimensioni irreali, ma sempre coinvolgenti (è la scrittura, amico!), non si può trascurare la necessità di una “logica” d’insieme, che dà il senso ultimo all’opera. Mancando questo, per i salti nella qualità e nel carattere narrativo (Murakami, Nel segno della pecora, tutto, ma in particolare il fantasma che collega i fili rossi e verdi), si perde il senso complessivo. Non potendo fare ricorso a una dimensione onirica, simbolica o, appunto, metaforica, che emergono saltuarie, non si riesce a dare spessore al libro. Anche una storia a più dimensioni non si può guardare da due finestre diverse. Buon divertimento!

    Anonimo

  3. Solo un dato tecnico… tra i presenti il libro è piaciuto a 10 a 5 invece no mentre gli altri 6 li possiamo mettere nel mezzo, nel classico ni.

    Stefano

  4. 1. Voto: 6 +
    2. Scrittura: Fluida e molto semplice.
    Tuttavia non ho capito molto bene la logica utilizzata nella suddivisione dei capitoli e dei paragrafi, a tratti mi sono sembrati inutili.
    3. Racconto: All’inizio ho fatto veramente fatica a leggerlo, non è mi è piaciuto, ho fatto veramente fatica a leggerlo per due motivi:
    • Non c’era una vera e proprio storia, troppo prolisso, descrizioni e dialoghi inutili che hanno appesantito la lettura
    • C’era caos cronologico, ossia non sono riuscita a capire bene lo sviluppo degli eventi, questo mi ha reso difficile la comprensione del racconto, se così lo vogliamo chiamare
    Non è riuscito a catturare la mia attenzione, in sostanza è un libro che fa fatica ad arrivare al dunque!
    Continuando il libro, ho pensato che forse sarebbe migliorato, invece, le cose sono peggiorate, mi è sembrato di aver letto un libro del teatro dell’assurdo oppure di aver giocato a cluedo: ti do degli indizi, adesso seguili e immagina dove ti possano portare …. Da nessuna parte. Parlo di cluedo e quindi di giochi, in quanto ho trovato una citazione economica sulla teoria dei giochi (pag. 66), l’Asino di Buridano, “Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore”. Inoltre ritengo che lo scenario che vuole creare sia troppo surreale, non riesco quasi a capirlo, tanto meno a immedesimarmi.
    Bella l’idea della ricerca di qualcosa che sfugge, che non si riesce a trovare, ma non la si trova perché non esiste oppure perché non la riesce ad afferrare?
    Bella la metafora della neve: un mondo rarefatto che si scioglie come la neve.
    Si capisce che conosce bene la musica e che gli piacciono i bar, gli alcoolici ed i cibi frugali dei bar stessi.
    Una lettura semplice da sotto l’ombrellone.

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