Notizie dal gruppo di lettura GDL (88°)

Le ore

di Michael Cunningham

10 dicembre 2014

Si è tenuto in biblioteca l’88° incontro del gruppo di lettura, 15 i lettori che si sono incontrati per parlare del libro letto “Le ore” di Michael Cunningham.
Tutti i lettori hanno convenuto che l’inizio del libro è stato ostico, complicato. La lettura ha richiesto molta concentrazione sui personaggi e sull’intreccio della trama che seguiva tre donne, tre personaggi che si snodano in tempi e generazioni diverse e che, solo apparentemente, sono legati da un filo conduttore che è il romanzo di Virginia Wolf “La signora Dalloway”
Purtroppo questa volta le difficoltà iniziali hanno scoraggiato i lettori meno intrepidi e molti hanno ritenuto uno sforzo inutile il continuare. Una occasione perduta per questi ultimi perché improvvisamente il romanzo si apre, l’intreccio scorre, il nodo si allenta e il lettore si immerge completamente nella storia. foto della copertina di le ore copertina
Altri hanno percepito una pesantezza e un nichilismo difficile da sopportare.
Alcune lettrici già conoscevano il lavoro di Virginia Wolf, altri più curiosi hanno voluto leggere anche La signora Dalloway per meglio capire i riferimenti, e per questi si è svelata la grande impresa dell’autore che ha lavorato sul testo della Wolf, facendosi esso stesso Virginia e conducendo su binari diversi ma paralleli il suo Romanzo fino ad arrivare alla fine del XX secolo negli Stati Uniti, senza stravolgerlo, anzi, sottolineando l’universalità e la modernità dell’opera della Wolf..
Senz’altro abbiamo incuriosito alcuni lettori che hanno poi deciso di terminarne la lettura…
foto di Michael-Cunningham


Nel prossimo incontro che si terrà martedì 21 gennaio ore 20,45 leggeremo
Mr. Vertigo di Paul Auster


Chi fosse interessato può chiedere in biblioteca o telefonare allo 051940064 o scrivere a
[email protected]

2 Comments on Notizie dal gruppo di lettura GDL (88°)

  1. Mi aggiungo, cari amici, al compitino (!) di Antonella che ha ben inquadrato, come sempre da par suo, le impressioni generali della serata col libro  “Le Ore”.
    Il mio contributo vuol essere anche riparatorio per la negligenza di aver “mollato” inopinatamente il libo dopo 25 pagine, rammaricandomene durante il vivace dibattito serale e promettendo a me stesso di riprendere il testo e anzi di approfondire la figura di Virginia Woolf, già  letta in passato e come può accadere in momenti particolari, considerata, come stile di scrittura, decadente e manierosa. Al contrario sono attratto dalla figura della donna e delle sue vicissitudini psicologiche oltre che esistenziali. Voglio però soffermarmi qui a commentare anche il vivace e articolato dibattito che con sovrapposizioni di voci, solitamente fastidiose, questa volta hanno invece caratterizzato uno scambio proficuo, ma non solo, direi anche interessante come fenomeno che se rispettoso dei tempi, cioè se le interruzioni si limitano ad un flash, non deprimono il discorso, ma bensì lo arricchiscono di contributo utile ad un rilancio delle idee che ognuno si è fatto nella lettura. L’atmosfera ne ha guadagnato, eccitando l’attenzione generale e producendo quel quid di livello superiore che ha convinto i rinunciatari preconcetti a intervenire a loro volta e a ricredersi, sentendo rinascere il desiderio di recuperarla lettura perduta.
    Auguro Buone Feste e Buon Anno Nuovo a tutti e soprattutto a chi ieri sera era assente.
    Ciao Sandro

  2. 1. Voto: 7,5
    2. Scrittura: Ho fatto fatica a leggerlo, soprattutto all’inizio, in quanto alternava frasi corte e di forte impatto con frasi lunghe e complesse, inserendo incisi nelle parentesi tonde. Non immediatamente non fruibile alla prima lettura.
    3. Racconto:
    Faticosissimo, soprattutto all’inizio. Non sono mai riuscita a prendere il ritmo nella lettura, forse perché non ha tanto ritmo!
    All’inizio pensavo che le tre storie si unissero, ma non immaginavo in quel modo, è stato un bel colpo di teatro! Il piccolo Richie è Richard!
    Personaggi: Più che il racconto in sé che mi sembra molto semplice, a parte il finale, sono stata pervasa durante tutta la lettura dal senso di angoscia, sgomento di queste persone, in particolare di Laura Brown. Adesso posso capire tutte le problematiche che ha dovuto subire il povero figlio, non poteva che diventare così! Una donna troppo complessata, ma cosa voleva dalla vita? Non vedeva la sua povera amica Kitty come era ridotta? La possiamo chiamare amica? Quando le ha detto che stava male non l’ha neanche aiutata moralmente! Una brutta persona. Come anche Virginia, sono una l’alter ego dell’altra. Si salva forse solo Clarissa, troppo intenta a pensare come sarebbe stato se avesse baciato Richard e questo si fosse innamorato di lei, piuttosto che a Sally, altra figura femminile, sempre presente ma senza una spiccata psicologia “pazzoide”. La figlia Julie è un altro prodotto della specie, non si capisce bene se sia lesbica o meno, direi di no, ma perché frequenta Mary che lo è? Forse cerca il padre che non ha avuto?
    Lait motiv: le mie aspettative nei confronti di uno scrittore omosessuale sono state rispettate, infatti la sessualità omo o bisex è il vero lait motiv del libro, è sempre presente, sottile, a tratti latente, ma è una costante. Non si parla però mai di sesso per questo la definisco sottile. La ritrovi sempre anche quanto meno te lo aspetti:
    • Virginia che bacia la sorella Vanessa e la tiene per mano in maniera morbosa;
    • Laura che bacia Kitty, in un momento anche inopportuno, tutto mi sarei aspettata, ma non un bacio tra le due donne (Kitty aveva appena annunciato a Laura di doversi operare all’utero);
    • Clarissa sta con Sally da 18 anni e ha figlia di 18/19 anni, ma è loro figlia, l’hanno avuta con l’inseminazione artificiale? Louis fantastica su di lui: “… un pittore, un amatore, un ragazzo disperato, tanto da dover vendere i suoi liquidi, sangue alla banca del sangue, seme alla banca del seme”, alla fine non si capisce bene!;
    • Richard è omo o bissessuale? Ma se è malato di HIV, perché non si sono ammalati anche Clarissa e Louis.? E’ la vera vittima di questo libro.
    “Forse non c’è niente, mai, che possa eguagliare la memoria dell’essere stati giovani insieme. Forse è tutto qui”.

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